mercoledì 7 febbraio 2018

Wylam: The Man Behind The Door IPA & Macchiato Porter

Ritorna sul blog il birrificio inglese Wylam che avevamo incontrato per la prima volte poche settimane fa:  nato nel 2000 nel piccolo e omonimo villaggio del Northumberland inglese, ha inaugurato nel 2016 la sua nuova sede all’interno dell’Exhibition Park di Newcastle. Impianto da 35 ettolitri, la costruzione di taproom con 12 spine e 6 casks, bar, beer-garden, ristorante ed un spazio per organizzare eventi, matrimoni, concerti e serate: c’è di che divertirsi. 
Dopo le due luppolate Remember 430 e 45:33 è il momento di stappare una lattina di The Man Behind The Door, IPA prodotta con luppoli Simcoe, Ekuanot e Loral, utilizzati anche nell’immancabile (per chi segue la moda) DDH - Double Dry Hopping.
Non ho idea a cosa faccia riferimento il nome di questa birra che si presenta di colore arancio pallido e piuttosto velata, perché l’haze va ovviamente oggi di moda, tanto più se fuoriesce da una lattina; la schiuma è biancastra, di modeste dimensioni e di modesta persistenza. Ignoro la data di nascita di questa birra ma l’aroma è ancora abbastanza fresco: pulizia ed eleganza non mancano e permettono d’apprezzare i profumi di arancia, pompelmo e cedro, resina; più in sottofondo ci sono mango ed ananas.  La sensazione palatale è morbida e gradevole, leggermente “chewy” senza arrivare agli estremi di molte NEIPA: la scorrevolezza ne guadagna. L’apparenza non inganni, nel bicchiere non troverete la classica New England IPA succo di frutta e priva di amaro: il risultato è invece un punto d’incontro ben centrato tra il carattere molto fruttato di una NEIPA e l’amaro piuttosto intenso di una West Coast IPA.  I malti (pane e crackers) non vengono eclissati dalla frutta, un tocco dolce di ananas bilancia il pompelmo donando equilibrio ad una bevuta che sfocia poi in un bel finale amaro e resinoso, pungente, potenziato da un discreto calore etilico (7.2%).  Molto pulita anche in bocca, ‘l’uomo dietro alla porta” di Wylam è una gran bella birra: fruttata ma non all’estremo juicy, amara quasi come quelle West Coast IPA che oggi i beergeeks tendono un po’ a snobbare. Una bellissima highway che unisce idealmente le due coste americane: livello piuttosto alto, non fatevela scappare se la trovate.

Devo invece parlare con meno entusiasmo della porter chiamata Macchiato, ma qui entra in gioco il gusto personale. “Hazelnut Praline Coffee Porter” è una descrizione che dovrebbe mettere in allarme chi non ama le “birre dessert” ma non è sempre così (vedi la Smuttynose bevuta qualche sera fa). L’etichetta elenca solo lattosio, malto e avena tra gli allergeni, quindi suppongo non siano state utilizzate nocciole.  
Nel bicchiere è nera ma la sua schiuma cremosa anche se generosa svanisce abbastanza rapidamente. Il naso è molto pulito e mantiene quanto promesso in etichetta: chicchi di caffè e l’accoppiata nocciola-cioccolato al latte che ricorda un po’ quella famosa crema spalmabile; ci sono anche caffelatte e liquirizia.  Il gusto è un po’ meno pulito dell’aroma: il caffè fa un paio di passi indietro lascia molto spazio al dolce di caramello, lattosio, cioccolato/nocciolato al latte. Il mouthfeel è gradevole, con poche bollicine, avena e lattosio a donarle una sensazione palatale morbida ma poco ingombrante. Le tostature e l'amaro sono quasi assenti, l’alcool (6.5%) non è pervenuto e nel complesso è una birra non molto definita che potrei paragonare ad un piccolo dessert appoggiato su di un velo di caffè. Non c'è quel senso di artificiosità che a volte si trovano nelle pastry-beer ma il risultato, benché privo di difetti e gradevole,  non mi convince del tutto, Magari qualcun altro la troverà deliziosa.

Nel dettaglio: 
The Man Behind The Door, 44 cl., alc. 7.2%,scad. 30/05/2018, prezzo indicativo 7.00 euro (beershop)
Macchiato, 33 cl., alc. 6.5%, scad. 30/03/2019, prezzo indicativo 4.50 euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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