martedì 16 gennaio 2018

Põhjala Öö Cassis

Põhjala, birrificio estone attivo dal nel 2011 come beerfirm e  dal 2014 come birrificio, sta ottenendo sempre più successo e il mezzo milione di ettolitri attualmente prodotto sarà presto incrementato dalla messa in funzione del nuovo impianto di Kalamaja, quartiere periferico di Tallinn: un ambizioso piano d’espansione da quattro milioni di euro lanciato dai fondatori Enn Parel e Peter Keek, assieme ad altri soci. 
“Põhjala  no solo IPA”, potremmo dire: sono le birre “scure”, che nel nostro paese non hanno una grande diffusione, ad aver maggiormente contribuito all’affermazione del birrificio guidato in sala cottura da Chris Pilkington ed il suo team di birrai;  il mercato del nord europa, nel quale Põhjala è molto attivo, ama stout e porter, meglio se in versione “imperial” o affinate in botte e,  ça va sans dire, le baltic porter delle quali i paesi affacciati sul mar Baltico ne sono stati la culla. 
Sono quattro le (imperial) baltic porter prodotte da Põhjala e note con il nome di Öö: la versione base (10.5%) l’avevamo assaggiata in questa occasione, all’appello mancano la sua versione invecchiata in botti di Cognac (Öö XO, 13.9%), la più “leggera” Talveöö (9%, con aggiunta di cocco, vaniglia e cardamomo) e la sua variazione al riber nero chiamata Öö Cassis (10.5%): vediamola.

La birra.
La sua ricetta è identica alla Öö base, fatta eccezione per l’aggiunta delle bacche; quindi malti Pale ale, Monaco, Carafa II Special, Special B, Chocolate, Crystal 300 e zucchero  Demerara, luppoli Magnum e  Northern Brewer. All’aspetto si presenta quasi nera e forma un discreto cappello di schiuma cremosa e abbastanza compatta, dalla buona persistenza. 
Il naso è dolce e, sebbene pulizia ed eleganza non siano le sue caratteristiche principali, regala comunque un gradevole bouquet composto da pane nero, ribes nero, pane tostato, prugna e uvetta. Al palato è morbida e leggermente viscosa: poche bollicine e corpo tra il medio ed il pieno avvolgono il palato senza ricoprirlo di quella guaina catramosa che spesso caratterizza la produzioni del nord Europa. Il primo sorso è davvero soddisfacente: una baltic porter “on steroids” nella quale al dolce quasi sciropposo di ribes, prugna, uvetta, caramello e melassa, cerca di contrapporsi un finale leggermente amaro di pane tostato e ricordi di caffè. Sottolineo il primo sorso perché è quello di cui conservo il miglior ricordo: continuando la bevuta, la componente dolce sciropposa tende inevitabilmente a saturare il palato sino al (mio) punto di non ritorno.  Non è una birra fatta male, ma deve piacervi (e molto) il dolce: l’alcool riscalda in maniera educata e cerca, per quanto può, di mitigarlo e “asciugarlo”. E la bevuta non sarebbe neppure troppo difficile se paragonata alla gradazione alcolica (10.5%) ma il sorseggiare è inevitabilmente rallentato dal dolce. Finezza e pulizia non sono certo le sue caratteristiche principali, il risultato è una baltic porter molto ricca ma grossolana, per me da prendere in piccole dosi. O almeno affiancateci una tavoletta di cioccolato fondente e soddisfate il vostro fabbisogno calorico quotidiano.
Formato 33 cl., alc. 10.5%, IBU 60, lotto 357, scad. 13/12/2017, prezzo indicativo 4.00-5.00 Euro (beershop).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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