mercoledì 6 settembre 2017

Toppling Goliath: ZeeLander, Sosus & King Sue

Il viaggio che dalle rive del fiume Mississippi porta a Decorah, cittadina dell’Iowa nord-orientale che si trova a venti chilometri dal confine con il Minnesota, è un incessante susseguirsi di dolci colline coltivate a mais e soia; le desolate esconfinate “grandi pianure” di Oklahoma e Nebraska sono ancora lontane e i terreni agricoli dell’Iowa appaiono non troppo dissimili da quelli europei: ogni poche centinaia di metri appare una fattoria, spesso dipinta di rosso, circondata da enormi silos per lo stoccaggio delle granaglie.   
Decorah conta circa 8000 abitanti e, sebbene il suo nome sia già comparso più di una volta tra quello delle “piccole città più belle di tutti gli Stati Uniti” non offre onestamente nulla che valga la pena il viaggio per un turista europeo; è sufficiente una passeggiata di mezz’ora downtown per prendere nota di alcuni edifici risalenti alla fine del diciannovesimo secolo, quando un cospicuo gruppo di immigrati dalla Norvegia vi si stabilì per costruire una diga e alcuni mulini lungo il corso dell’Upper River.  Per chi invece ama la birra Decorah è una destinazione di rilievo in quanto è qui che nel 2009 ha aperto le porte Toppling Goliath, uno dei birrifici più amati e ricercati dai beergeeks, del quale vi avevo già parlato in questa occasione
Un birrificio che ha anche dato adito a diverse polemiche, prima di tutto quella sulle lattine che vengono appaltate presso il birrificio Brew Hub in Florida senza che ciò venga chiaramente specificato sulla confezione: una soluzione temporanea per aumentare la produzione in attesa dell’inaugurazione, prevista entro la fine dell’anno, del nuovo stabilimento nel Decorah Business Park costato, pare, quasi dieci milioni di dollari.  Ma le polemiche riguardano anche i prezzi di alcune delle loro bottiglie più ricercate, come le imperial stout Assassin, Morning Delight e KBBS -  Kentucky Brunch Brand Stout che vengono vendute solamente al birrificio nel giorno della presentazione ai fortunati vincitori di una lotteria on-line. Nel 2016 mille persone hanno potuto acquistare, per la modica cifra di 200 dollari, una confezione contenente due bicchieri, due bottiglie di Assassin e una di KBBS; qualche settimana fa, duemila persone hanno speso cento dollari per quattro bottiglie (35,5 cl.) e due bicchieri di Morning Delight. La spesa per le birre - e quella per il viaggio - potrebbe non essere comunque priva di senso visto che le bottiglie raggiungono sul "mercato nero" cifre molto più importanti.

In un lunedì pomeriggio di inizio agosto la taproom di Toppling Goliath, che si trova a circa sette chilometri dal luogo di produzione, è piuttosto tranquilla: i pochi clienti seduti nel piccolo beer garden sono soprattutto persone che, a giudicare dall'abbigliamento, hanno appena terminato la loro attività sportiva, corsa o ciclismo. Sono disponibili alla spina sei Toppling Goliath più qualche birra ospite: in vendita anche magliette, felpe, maglie da ciclista, bicchieri, bottiglie e lattine da asporto.
“Hop Patrol” è la serie che racchiude tutte le Toppling Goliath  “single hop”, ovvero birre prodotte con solamente una varietà di luppolo; non so se sia effettivamente così, ma le tre bottiglie assaggiate, tutte prodotte nello stabilimento di Decorah, mi hanno davvero impressionato per quello che il birraio Mike Saboe è riuscito ad ottenere.

Partiamo dalla ZeeLander, una IPA dall’ABV abbastanza contenuto (5.8%) per gli standard americani che, come il nome può far intuire, utilizza un solo luppolo neozelandese: trattasi del Nelson Sauvin. Il suo colore oscilla tra il dorato e l’arancio e il suo aroma è una fresca e fragrante macedonia di frutta tropicale: ai profumi di mango, papaia, ananas e melone si affianca quello dell’uva bianca, tipico del Nelson. In sottofondo note “dank” e vegetali. La sensazione palatale è perfettamente morbida con una carbonazione molto delicata e il gusto segue passo dopo passo il percorso aromatico con un’intensità davvero impressionante. Il dolce della frutta tropicale è quello delicato ed elegante di molte produzioni di Toppling Goliath, mai sfacciato o cafone; la chiusura è secca e seguita da un amaro di discreta intensità nel quale il “dank” si mescola alle note vegetali caratteristiche del Nelson Sauvin. La base maltata (pane, un tocco di biscotto) è leggera e non intende assolutamente rubare la scena al luppolo, assoluto protagonista di una bevuta pulitissima, facilissima e di livello davvero alto.  Una birra eseguita con grande maestria da bere a oltranza e che regala anche belle emozioni.

King Sue è una Double IPA che rappresenta la versione “potenziata” della splendida Pale Ale chiamata Pseudo Sue. Il nome della birra è solo vagamente ispirato a quello di Sue, ad oggi il più grande e completo scheletro di tirannosauro che sia mai stato ritrovato, alto quattro metri e lungo dodici. Miracolosamente ritrovato nel 1990 da Sue Hendickson durante alcuni scavi in South Dakota, lo scheletro è ospitato nel Field Museum di Chicago che lo acquistò all’asta per nove milioni di dollari.
Nel bicchiere è dorata e leggermente velata e, unica nota un po’ “dolente”, presenta un aroma pulito e molto elegante ma dalla bassa intensità: papaia, mango, passion fruit, litchi formano un bouquet dolce e zuccherino al quale s’affiancano note erbacee. Anche in questo caso la sensazione palatale è ineccepibile e il gusto fortunatamente rimedia alla parsimonia aromatica:  il lieve biscottato dei malti sostiene adeguatamente la ricchezza della frutta tropicale che abbastanza sorprendentemente, in una birra prodotta solamente con luppolo Citra, eclissa quasi completamente gli agrumi. L’alcool (8%) si sente quanto basta per giustificare il titolo di “Double” IPA e la bevuta procede senza intoppi con un finale amaro resinoso molto pulito con intensità e lunghezza adeguate a non stancare mai il palato. Anche qui il livello è altissimo con un fruttato tropicale intenso e molto elegante che non è facile incontrare: se devo però dirla tutta, credo di preferirle ancora la sua sorella “minore” Pseudo Sue.

Sosus è invece una Double IPA, prodotta solamente con luppolo Mosaic e “mosaicata” in etichetta, che prende il suo nome dal mosaicista Sosos di Pergano, autore del celebre mosaico che raffigura alcune colombe che bevono da un vaso metallico, oggi conservato nei Musei Capitolini a Roma. Anche lei è dorata e inebria le narici con intensi profumi tropicali di ananas, mango, melone e passion fruit appena “sporcati”, se vogliamo essere pignoli, da un lieve ricordo di cipolla.  Sosus non si discosta molto da quanto offre la sua compagna King Sue: un velo biscottato sorregge un carico di frutta tropicale davvero notevole, intenso, pulitissimo e molto elegante, che non stanca mai. Il suo dolce zuccherino è ben attenuato ed asciugato dall’alcool (8%) che non risulta mai d’intralcio alla bevuta. Il finale amaro (dank e resina) è invece meno lungo e intenso della King Sue, con un elegante dolcezza tropicale che ritorna anche nel retrogusto a conclusione di una bevuta – tocca ripeterlo – di livello davvero elevato.
Al di là del divertimento delle classifiche di beer-rating (King Sue quinta miglior Double IPA al mondo per Ratebeer, Sosus al numero 37) queste due Toppling Goliath sorprendono per pulizia, eleganza, equilibrio e facilità di bevuta: né succhi di frutta né spremute d’amaro, c'è l'equilibrio e la facilità di bevuta tipica delle IPA del Midwest abbinata ad un carattere fruttato molto più accentuato rispetto alle tipiche IPA di questa regione degli Stati Uniti. Al di là della simpatia che si può nutrire per questo birrificio, quello che arriva nel bicchiere è davvero eccellente.  

Nel dettaglio:
ZeeLander, formato 65 cl., alc. 5.5%, IBU 80, lotto non riportato, prezzo 9.00 $
King Sue, formato 65 cl., alc. 8%, IBU 100+, lotto non riportato, prezzo 10.00 $
Sosus, formato 65 cl., alc. 8%, IBU 100+, lotto non riportato, prezzo 10.00 $

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