mercoledì 3 maggio 2017

Cigar City 110K+OT Batch #9

110K+OT, ovvero 110.000 dollari l’anno più straordinari: è questo il nome piuttosto originale scelto dal birrificio di Tampa (Florida) Cigar City fondato nel 2009 da Joey Redner e guidato dal birraio Wayne Wambles. La storia l’avevo riassunta qui.  Il birrificio si limita a dare qualche informazione criptica sull’etichetta della birra: “è più di quanto ti meriti. Molto di più. E ancora un po’ di più. Se hai bisogno di altre informazioni su cosa significhi 100K+OT,  va' su ratebeer.com, creati un account e chiedi scrivendo in maiuscolo “CHE COS’E’ 100K+OT”? 
Il tutto sembra risalire a dicembre 2006 quando sul forum del popolare sito di beer-rating un utente chiamato Cobra apre una discussione intitolata “quanto guadagnate?” vantandosi di guadagnare 110.000 dollari l’anno straordinari esclusi. L’utente venne ovviamente subito sbeffeggiato dagli altri forumisti che iniziarono a prenderlo in giro sottolineandone ad ogni occasione la sua stupidità in molte altre conversazioni che sono poi state riunite in questa pagina.  
A Wayne Wambles, birraio di Cigar City e frequentatore di Ratebeer, la cosa non sfuggì e decise addirittura di dedicare una birra al “lavoratore che ha gusto per le belle cose della vita e al suo stipendio che gli permette di ottenerle”.  La 110K+OT vede la luce per la prima volta nel 2009 come produzione “one shot”:  una potente smoked beer (11.4%) descritta come “non è adatta  per chi vomita al college o per le femminucce che non hanno ancora lavorato un solo giorno della loro vita. E non è neppure una birra per l’uomo comune. E’ una birra per l’uomo che lavora duro e che è arrivato. Se i tuoi stivali hanno la punta d’acciaio, torna quando ce l’avranno dorata”. 
Nel 2009 viene realizzato il Batch #2, un’imperial stout (11.4%) invecchiata su chips di cedro spagnolo, nel 2010 arriva una Double IPA (10%), nel 2011 una Imperial Amber Ale (10.1%) e nel 2012 una Double IPA (11%) con curacao.  Il Batch #6 del 2013 è una imperial stout (11%) ai lamponi ed invecchiata in botti di Porto, mentre nel 2014 tocca ad una Imperial Chocolate Porter (12%); il Batch #8 del 2015 ha visto il ritorno di una Double IPA (10%) mentre l’ultima edizione dello scorso anno, commercializzata in dicembre, è stata una Imperial Brown Ale, anzi per la precisione una Imperial Oatmeal Raisin Cookie Brown Ale.

La birra.
Avena, uvetta, vaniglia e cannella: questi gli ingredienti aggiunti alla base di una potente (9.8%) Brown Ale che dà forma al Batch #9 della 110K+OT di Cigar City. Il bicchiere si veste del colore della tonaca del frate, la schiuma è cremosa e compatta ed ha una buona persistenza.  Il naso è ricco e piuttosto complesso, ma l’eleganza potrebbe essere migliore: domina l’uvetta alla quale s’affiancano i profumi di vaniglia, pan di spagna, prugna e quel biscotto alla cannella (speculoos) che chiama in causa il Belgio e alcune Quadrupel. La sensazione palatale è davvero notevole, con l’avena che dona una morbidissima cremosità a questa Imperial Brown Ale: poche bollicine, corpo medio, la scorrevolezza è ottima, considerato l’elevato tenore alcolico. La bevuta prosegue dritta sulla strada del dolce ricalcando l’aroma con corrispondenza quasi perfetta, con il dominio di  uvetta e frutta sotto spirito; la manca forse un po’ d’amaro finale, ma in soccorso alle delicate tostature del pane arriva l’alcool a contrastare l’importante componente zuccherina di questa birra. Chiude piuttosto lunga, ricca di frutta sotto spirito impreziosita da un tocco di cioccolato e di vaniglia. Imperial Brown Ale molto intensa e potente, nella quale la componente alcolica è ben controllata e riscalda senza mai esagerare: tanta roba ma anche tanto dolce da prendere in piccole dosi. Almeno per me, un bicchiere è più che sufficiente a soddisfare e a sopprimere sul nascere la necessità di andare oltre.
Formato: 65 cl., alc. 9.8%, IBU 59, imbott.  16/12/2016, prezzo indicativo 26,00 Euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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