martedì 12 aprile 2016

Zwiesel Dampfbier

Dampfbier, "vapore di birra": ammetto la mia scarsa conoscenza sull’argomento e mi affido a quanto riportato dal German Beer Institute: "rappresentano uno stile abbastanza popolare nel diciannovesimo secolo nella regione della Foresta Bavarese, Baviera sudorientale, al confine con la Repubblica Ceca; erano prodotte con il 100% di orzo maltato, di un colore che va dal dorato all’ambrato e fermentate con lievito da Hefe-Weizen ad alte temperature (sopra i 21 gradi)"
Molto interessante è quanto riportato sul blog del Birrificio Amiata, da sempre molto attento a questi stili ormai quasi estinti; questa la  dettagliata ricostruzione storica redatta in occasione dell’uscita della propria versione di Dampfbier chiamata Dampflok nel luglio del 2015: "in questa parte della Baviera c’era una grande voglia di birra, sia Weizen che Pilsner. Ma purtroppo le condizioni economiche di quest’angolo di Germania erano ben peggiori della media bavarese. Non si poteva fare una birra a bassa fermentazione perché il controllo delle basse temperature era molto costoso, se non addirittura proibitivo per questi birrifici della Germania. Anche l’impiego del luppolo era misero in quanto non c’era l’abbondanza dell’Hallertauer, ma solo qualche luppoleto casalingo. Il frumento poi costava un 40% in più dell’orzo e quindi i mastri birrai della foresta bavarese, decisero di provare a fare una birra ad alta fermentazione, che fermentasse bene e desse un sapore fresco e piacevole. Si orientarono quindi verso la Weizen bier, ed a causa dell’elevato costo del frumento, decisero di sostituirlo con l’orzo e di luppolare in modo parsimonioso. Nacque così lo stile Dampfbier che quindi è quello di una Ale fermentata da lieviti del frumento, con un’aggiunta di malti caramellati per dare maggiore corpo e sapore. Nonostante l’impiego di lieviti da birra al frumento provenienti dalla sovrabbondante produzione bavarese, a causa del diverso profilo di sostanze fermentescibili, normalmente il sentore di banana è meno evidente rispetto alla cugina weizen, mentre resta importante il profilo fenolico e di chiodo di garofano.   Ai tempi in cui la birra veniva fatta fermentare in grandi tini di legno, la fermentazione si svolgeva in 3-4 giorni con una notevole produzione di anidride carbonica, che faceva assomigliare la fermentazione ad una produzione naturale o artificiale di vapore e per questo lo stile fu coniato utilizzando il prefisso “dampf” che in tedesco significa appunto vapore”. 
Restiamo quindi nella zona "incriminata", quell'estremità sudorientale della Baviera dove corre il confine con la Repubblica Ceca. Qui si trova la cittadina di Zwiesel, dove nel 1889 Wolfgang Pfeffer ha fondato Die Erste Dampfbierbrauerei rilevando dal cugino il birrificio pre-esistente. Attualmente la proprietà è ancora nelle mani della stessa famiglia, alla quinta generazione di successori; al timone di comando è Mark Pepper aiutato dal birraio Tobias Wenzl. Dampfbierbrauerei significa letteralmente “birrificio della birra a vapore”: al di là della classica offerta bavarese (Helles, Weissbier, Dunkel, Doppelbock etc etc.) c’è una interessante Dampfbier che fu riesumata nel 1989 per festeggiare il centesimo compleanno del birrificio rispettando la ricetta originale di Wolfgang Pfeffer. Dopo la fermentazione, la maturazione avviene nelle stesse caverne scavate nella roccia dove un tempo venivano  fatte maturare la Dampfbier originali, in grandi botti di legno.

La birra.
Il suo colore è ambrato, limpido, e forma un "croccante" e cremoso cappello di schiuma ocra, cremosa e dalla buona persistenza. Al naso non avverto l'atteso profilo fenolico ma solamente quello dei malti: biscotto, crosta di pane, caramello, un accenno di ciliegia e qualche reminiscenza floreale. La pulizia è buona, mentre fragranza ed intensità lasciano un po' a desiderare. Il German Beer Institute afferma che le Dampfbier erano prodotte sopratutto nei mesi più caldi dell'anno, in alternativa alle più costose Hefeweizen, e quindi c'è da aspettarsi una birra leggera e rinfrescante. La sensazione palatale rientra in questi parametri: corpo leggero, poche bollicine, scorrevolezza molto elevata. Il profilo del gusto altro non può essere che quello derivato dai malti utilizzati: pane leggermente tostato, biscotto e caramello affiancati da qualche nota fruttata di prugna e ciliegia. La tradizione vuole anche che fosse prodotta solamente con la quantità di luppolo strettamente necessaria a bilanciarne la dolcezza: di amaro non c'è in effetti traccia, ma la bevuta risulta comunque equilibrata e pulita, tutto sommato rinfrescante e dissetante. La ricerca della facilità di bevuta in questo caso sacrifica un po' l'intensità del gusto, che risulta abbastanza modesta; neppure la fragranza emerge, anche se la birra risulta gradevole nella sua scolasticità e avarizia di emozioni.
Formato: 50 cl., alc. 5%, scad. 23/07/2016, 1.14 Euro (supermercato, Germania).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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