domenica 3 aprile 2016

Jolly Pumpkin Luciernaga (The Firefly)

Eccoci ad un nuovo appuntamento con Jolly Pumpkin, birrificio del Michigan presentatovi in questa occasione. Ricapitolando per i pigri: viene fondato da Ron Jeffries e dalla moglie Laurie ad Ann Arbor, a coronamento di un lungo percorso quasi tutto autodidattico che ha portato Ron dall'homebrewing all'impiego in alcuni brewpubs, prima di mettersi in proprio. Il "piratesco" Jeffries - che ama le leggende dei pirati e ne copia un po' il look - è altrettanto innamorato della traduzione belga delle rustiche Farmhouse Ales, Red Flanders, Oud Bruin e le fermentazioni spontanee.  
La produzione di tutte le Jolly Pumpkin inizia con il mosto che viene trasferito in foudres di legno dove riceve il lievito della casa, pazientemente elaborato in quattro anni partendo dal Belgian Ale (WLP550) di White Labs. I  batteri ed i lieviti selvaggi vengono introdotti attraverso il sistema di areazione che di notte fa circolare l’aria fresca proveniente dall’esterno sui fermentatori aperti; la birra viene poi trasferita in botte per la maturazione che può durare, a seconda dei casi,  da alcune settimane a diversi anni.
Una buona parte delle botti utilizzate da Ron Jeffries proviene da Firestone Walker, uno dei birrifici americani maggiormente specializzati nel barrel-aging. Le botti esauste di Firestone sono l'ideale per lo scopo di Jeffries che non intende caratterizzare le proprie birre con quello (bourbon, vino, etc. etc.) precedentemente contenuto nei barili ma cerca un profilo pulito e, soprattutto, una "casa" per la propagazione dei lieviti selvaggi; e, fattore da non sottovalutare, ad un costo piuttosto inferiore rispetto a barili nuovi.

La birra.
Luciernaga, ovvero The Firefly ovvero "la lucciola" è una produzione stagionale di Jolly Pumpkin disponibile solitamente a partire da giugno di ogni anno; si tratta di un blend di due diverse Farmhouse/Belgian Ales invecchiate per alcuni mesi in botti di legno. Inevitabile citazione di merito anche per la splendida etichetta realizzata dall'illustratore Adam B. Forman, nella quale la lucciola prende le sembianze di una lanterna a forma di fiore di luppolo. 
Nel bicchiere è di un opaco color arancio accompagnato da un esuberante cappello di schiuma bianca e pannosa, un po' scomposta ma dalla lunghissima persistenza. Il naso apre con sentori floreali e un'esuberante nota pepata accompagnata dal coriandolo e dal legno; i due anni passati dall'imbottigliamento hanno fatto "crescere" i lieviti selvaggi che apportano un netto carattere lattico ad affiancare l'asprezza della scorza di agrumi, soprattutto limone, mentre in sottofondo rimane un dolce velo di polpa d'arancio. Grande vivacità al palato, con vibranti bollicine ed un corpo medio: ne risulta una birra ruspante che pungola il palato ad ogni sorso mantenendo sempre una grande facilità di bevuta. Al gusto sono evidenti le note lattiche dei lieviti selvaggi e quelle aspre degli agrumi gialli, accompagnate da un sottofondo dolce di polpa d'arancio e suggestioni di pesca. Impressionante la sua secchezza ed il potere dissetante e rinfrescante che ne deriva, aiutato dalla chiusura amara nella quale convivono le note lattiche e quelle terrose e leggermente zesty dell'abbondante luppolatura, ancora presente nonostante i due anni d'età.
Piacevolmente complessa ma semplice da bere, molto pulita, la "lucciola" di Jolly Pumpkin riesce ad essere rustica senza mai perdere una certa eleganza: l'acidità è ben in evidenza ma c'è una spina dorsale dolce a supporto che la rende sopportabile anche a chi non ha grossa familiarità con le "sour ales". Trova nel caldo dell'estate la sua stagione ideale, ma è un'ottima birra che personalmente berrei in qualsiasi periodo dell'anno.
Formato: 75 cl., alc. 6.5%, lotto 335/337, imbott. 01/04/2014, 13.00 Euro (beershop, Italia).

NOTA:  la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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