martedì 15 dicembre 2015

Faust Holzfassgereifter Eisbock 2012

Risale al 1654 la fondazione del birrificio protagonista del post odierno, a quando Kilian Franzmathes giunge a Miltenberg e mette in funzione la Löwenbrauerei: siamo all’estremità nord-occidentale della Baviera, in prossimità del confine con l’Assia, a 70 chilometri di distanza tra Francoforte e Wurzburg (Bassa Franconia). Nel 1875 Johann Adalbert Faust diviene socio del birrificio per rilevarlo completamente nel 1895, lasciando poi il testimone al fratello  Carl nel 1921. La famiglia Faust ne detiene ancora oggi la proprietà:  alla guida si sono dati il cambio Hans-Hermann (1956), diplomato birraio a Weihenstephan, ed i successori di quarta generazione Cornelius e  Johannes Faust (1996). Nonostante le birre siano commercializzate sin dagli anni ’60  a nome “Faust”, è solo nel 1993 che il birrificio cambia il proprio nome da Löwenbrauerei Miltenberg a  Brauhaus Faust zu Miltenberg. 
Accanto alle classiche produzioni tedesche, da qualche anno Faust ha introdotto una serie di cosiddette Bierspezialitäten, ovvero edizioni speciali e "limitate" di stili tedeschi o incursioni in territori anglosassoni: sono così nate a esempio una Imperial IPA (Auswanderer Bier 1849) ed una English Strong Ale (Brauerreserve 1237), vendute in generose bottiglie da 75 cl. con il tappo meccanico tipico di tutte le produzioni Faust. Purtroppo queste Bierspezialitäten sono un'occasione per far pagare ai clienti tedeschi e non un prezzo molto poco tedesco e non sempre motivato; ma questo è un altro discorso. 
Leggermente più "motivato" il costo della birra di oggi, una robusta Eisbock che, come il nome stesso indica, viene prodotta una volta l'anno e maturata in botti di legno (Holzfassgereifter); messa in commercio per la prima volta nel 2011, ha già ottenuto (per quel che valgono questi concorsi) oro e argento all'European Beer Star e oro alla World Beer Cup. Riposto nel cassetto il biglietto da visita, è ora di stappare.
Si presenta nel bicchiere di color ambrato carico opaco, con intense venature rossastre ed un piccolo cappello di schiuma ocra, fine e cremosa ma poco persistente. L'intensità dell'aroma è equivalente alla sua dolcezza: tanta. Migliorabile la finezza: il naso viene sopraffatto da dolcissimi, quasi appiccicosi profumi di  ciliegia sciroppata, mirtillo sciroppato, caramello, uvetta, sherry e vino liquoroso. Con una partenza così sfacciatamente dolce, non ci possono essere grosse sorprese in bocca: quasi fotocopia del "naso", il gusto ripropone il caramello, la ciliegia ed i frutti di bosco sciroppati, l'uvetta e i datteri, il marzapane, le note ossidate che donano suggestioni di sherry ma anche (in maniera piuttosto lieve) di cartone bagnato. Il gusto - devo ripetermi - è molto dolce ma riesce in qualche modo ad essere ben contrastato dall'alcool (11.5%) che ne evita lo scivolone nel territorio dello stucchevole. Poche bollicine, corpo medio, questa Holzfassgereifter Eisbock ha una consistenza oleosa e tutto sommato si sorseggia senza particolare difficoltà. Non c'è ovviamente traccia d'amaro e il congedo avviene con un lungo retrogusto etilico, intenso, caldo e morbido, ricco di frutta sotto spirito.
Non esiste una grossa complessità dietro a questa robusta Eisbock ma quello che c'è è comunque  pulito, apprezzabile e godibile, sebbene lontano dall'eccellenza. Come per la sorella di stile più famosa della Schneider (Aventinus Eisbock) il dolce è a livelli elevatissimi e berla con una tavoletta di cioccolato fondente aiuta senz'altro. I tre anni passati dalla messa in bottiglia si fanno già sentire: in bocca cede un po' risultando in alcuni passaggi leggermente slegata e il cartone bagnato, sebbene ancora in fasce, è avvertibile. Il birrificio assicura 10 anni di shelf life, ma personalmente avrei qualche dubbio sulla tenuta della guarnizione del tappo meccanico.
Formato: 75 cl., alc. 11.5%, bottiglia nr.. 2834/7581, scad. 31/12/2022, 16.50 Euro (beershop, Germania).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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