mercoledì 16 settembre 2015

Tartaruga Super Fresca

L’indirizzo indica la cittadina di Soignies, Belgio (provincia dell'Hainaut) ma basta afferrare la bottiglia per incontrare molta Italia. Nome del produttore (Tartaruga Fine Brewing) e della birra (Super Fresca) parlano infatti la nostra lingua e dietro a questa beerfirm di recente apertura ci sono Patrizio e Matteo Stefanelli, padre e figlio separati da una trentina d’anni d’età ma accomunati dalla reciproca passione per la birra.  Di origine italiana ma (credo) da anni residenti in Belgio, hanno lavorato nei ritagli di tempo (Matteo è ingegnere alla centrale nucleare di Tihange) per un paio d’anni prima  ad arrivare alla realizzazione della loro prima birra, chiamata  Super Fresca. 
La beerfirm non nasconde il proprio amore per il luppolo e non a caso il primo lotto di questa birra è stato prodotto presso gli impianti di De Ranke, una garanzia quando si parla di “belgio luppolato”.  Tremilaseicento litri imbottigliati lo scorso febbraio e presentati per la prima volta al pubblico nel corso dell’evento  Maître de l’Orge organizzato da Comptoirs de Boissons.  Oltre a Super Fresca sono già in fase di elaborazione altre birre che, da quanto leggo, saranno prodotte negli impianti di De Ranke e di NovaBirra. La ricetta di questa “hoppy blonde ale”  prevede malti Pilsner, Pale Ale, frumento maltato ed una luppolatura di Galaxy e Citra. 
Nel bicchiere si presenta velata e dorata con sfumature arancio ed un cappello di schiuma bianca, abbastanza fine e cremosa, dalla buona persistenza. Al naso si nota un’ottima pulizia mentre, al di là del nome, la freschezza a sette mesi dall’imbottigliamento non è ovviamente al top pur mantenendosi su livelli ancora accettabili; c’è un elegante bouquet fruttato che ospita mandarino, arancio e pompelmo, ananas, mango, lychee e passion fruit.  
In bocca c’è una bella intensità che richiama le note agrumate e tropicali dell’aroma, su una base di pane, biscotto e lievissimo caramello; bene anche la sensazione palatale, anche se volendo si potrebbe alleggerirla di un pelo a livello “tattile” per renderla ancora più scorrevole. La bevuta poi vira progressivamente in territorio amaro, senza mai perdere di vista l’eleganza, sino ad un finale erbaceo e resinoso con qualche presenza zesty.  
Devo dire che leggendo “hoppy blonde ale” in etichetta mi aspettavo nel bicchiere una sorta di Belgian Ale generosamente luppolata ispirata proprio a quelle di De Ranke o di Brasserie De la Senne. Il lievito neutro utilizzato in questo caso lascia i luppoli in bella evidenza senza caratterizzare la birra: il risultato finale si colloca quindi a metà strada tra una APA ed una IPA, peraltro molto pulita e ben fatta. 
Se tutto ciò rappresenta in effetti una ventata novità da parte di un produttore belga, lo stesso non si può certo dire per il resto del mondo della cosiddetta "birra artigianale", dove questi due stili spopolano in lungo ed in largo. Una produzione quindi "utile" soprattutto al mercato domestico,  in quanto è ovviamente meglio una IPA fresca fatta vicino casa di una che attraversa l’oceano arrivando nella migliore delle ipotesi dopo 3-4 mesi dall’imbottigliamento. 
Chi invece non risiede in Belgio ma ama le birre belghe non vi troverà in essa nessun legame con quella straordinaria tradizione brassicola; non si tratta di una rivisitazione in chiave moderna di una Belgian Ale ma, come detto, di una APA/IPA molto godibile nella sua apolidia. 
Bene l’avvertenza in etichetta di “berla fresca senza invecchiarla" che però contraddice la data di scadenza posta a due anni dall’imbottigliamento.
Formato: 75 cl., alc. 6%, IBU 35, lotto 2T16FEB15, scad. 09/02/2017, pagata 5.30 Euro (food store,  Belgio).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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