domenica 9 agosto 2015

Birrificio Badalà W.IPA

Ha da poco festeggiato il suo primo compleanno (maggio 2015) il Birrificio Badalà di Montemurlo, provincia di Prato. I fondatori sono Alberto Nannini ed Elena Mornati, il primo alle prese dal 2002 con l'homebrewing sino ad arrivare al ritmo di una cotta alla settimana; seguono le partecipazioni a numerosi concorsi nazionali, i corsi e - soprattutto - due tentativi di aprire un birrificio (2006 e 2008) non andati a buon fine. C'è voluto un po' di tempo più del previsto ma nel 2014 è stato finemente messo in fusione l'impianto Easy Bray da 2.5 hl., con tre fermentatori da 700 litri.
Il giovane birrificio è partito con una gamma abbastanza ampia che al momento si compone di sei birre: Ge.A (Pale Ale con luppoli americani e tedeschi), Kast.A (al miele di castagno),  Fum.A (una birra affumicata e prodotta con farina di castagne), Stro.bi (una bitter con luppoli americani), Wai.Zen (ovviamene una Weizen) e l'ultima nata chiamata W.IPA, la birra che costituisce anche il debutto del birrificio toscano sul blog.
La ricetta di questa White IPA  dovrebbe prevedere malti Pils e Pale Ale, frumento maltato e frumento in fiocchi; i luppoli utilizzati in bollitura sono Centennial, Cascade e Sorachi Ace, questi ultimi due utilizzati anche in dry-hopping. A completamento ci sono le classiche spezie di una Blanche/Witbier, ovvero coriandolo e scorza d'arancia.
Di colore oro pallido, leggermente velato, forma un generoso cappello di schiuma bianca, quasi pannosa, compatta e dall'ottima persistenza. L'aroma non è particolarmente intenso ma la sua discreta pulizia permette di cogliere i sentori agrumati (limone, lime, scorza di mandarino), quelli del coriandolo e dei cereali, con una remota suggestione di frutta tropicale (cocco).  
Meno bene al palato, dove c'è un netto calo del livello di pulizia e la bevuta risulta piuttosto confusa e indecifrabile: si passa dall'ingresso di cereali e pane direttamente ad un amaro erbaceo e resinoso che mostra un po' i muscoli tralasciando però finezza ed eleganza. Nel mezzo c'è poco, una reminiscenza d'arancio che la carbonazione molto elevata non aiuta a percepire, e sopratutto una sensazione tattile al palato troppo pesante per una birra (4.5%) che in teoria dovrebbe essere sessionabile e che ha un corpo leggero. Il finale, leggermente astringente, porta ulteriore amaro resinoso in una birra che alla fine risulta poco bilanciata e poco rinfrescante. Nello stile ibrido delle  White IPA personalmente mi aspetto di trovare il carattere leggero, speziato e fruttato di una Wit/Blanche abbinato ad una generosa luppolatura, e la bravura del birraio consiste di trovare il modo di far coesistere questi due stili senza che uno annulli l'altro. In questa bottiglia di W.IPA l'esercizio è riuscito in parte solo nell'aroma, mentre per quel che riguarda il gusto c'è parecchio lavoro da fare per pulire, snellire/alleggerire e dare un po' di eleganza.
Formato:  50 cl., alc. 4.5%, IBU 52, lotto 14215, scad. 03/2016, pagata 4.45 Euro (foodstore, Italia).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

Nessun commento:

Posta un commento