mercoledì 5 febbraio 2014

Brew By Numbers 08/01

Continuano i debutti, e questa volta ritorniamo a  Londra nella zona orientale di Bermondsey, già nota ai birrofili per la presenza di Partizan e soprattutto The Kernel, che si trova a soli 400 metri di distanza dal birrificio di cui andiamo a parlare, ovvero Brew By Numbers. Tutti e tre i produttori sono aperti al pubblico di sabato, quindi potete assolutamente valutare la possibilità di fare un bel brewery-crawling di circa un chilometro. Il birrificio viene fondato da Tom Hutchings e David Seymour che, secondo quanto loro stessi raccontano, si incontrarono durante una vacanza organizzata in Cina nel 2009. Ma è solo nel 2011 che abbozzano l’idea di aprire un microbirrificio; Tom è amico di Toby Munn, birraio da The Kernel, e Dave è reduce da due anni trascorsi tra Australia e Nuova Zelanda, facendo la conoscenza con la birra “artigianale” ed iniziando con l’homebrewing. In pochi mesi (Agosto) hanno già trovato dove posizionare il loro kit da homebrewing, nel seminterrato di un edificio di un amico, a Southwark Bridge Road. Grazie all’aiuto di alcuni amici esperti birrai, passano dalle prime cotte realizzate con estratti alle produzioni “all grain”; le prime birre fatte con pentole ed attrezzature rudimentali sono apprezzate da chi ha l’occasione di assaggiarle. A Luglio del 2012 una generosa donazione di un filantropo (così viene riportato sul sito del birrificio), dà loro la possibilità di passare dalle pentole ad un nuovo piccolo impianto in acciaio inox; a Novembre dello stesso anno ottengono finalmente tutti i permessi necessari per iniziare la loro attività professionale di produttori di birra; il debutto in società avviene il primo dicembre 2012, al Craft Beer Co. di Clerkenwell. A giugno 2013 si rende già necessario un primo trasloco o, per meglio dire, avviene l’inaugurazione dei locali che ospitano i nuovi impianti del birrificio, visto che sino ad allora le birre erano state prodotte nel seminterrato di un amico. I locali sono – come Partizan e The Kernel -  sotto le arcate della linea ferroviaria, al 79 di Enid Street. A fianco del vecchio impianto da homebrewing, che viene mantenuto per testare nuove ricette, i due birrai progettano in proprio un impianto da 12 barili  riciclando ed adattando tini ed altri macchinari usati  provenienti da caseifici o produttori di soft drinks.  La scelta  - ispirata da quanto Dave aveva visto fare da numerosi microbirrifici visitati in Australia dove dicono che ci siano pochi produttori di impianti specifici per birrifici  - consente un notevole risparmio rispetto all’acquisto di un impianto di seconda mano già pronto.
Prima di bere, rimangono da spendere due parole sul nome scelto dal birrificio, Brew By Numbers, ovvero “brassare per numeri”:  tutte le loro birre sono infatti denominate con due serie di numeri. Il primo indica lo stile della birra (ad es. 01 =  Saison, 02 = Golden Ale, etc.); il secondo indica invece la ricetta utilizzata. Nel caso di questa bottiglia, 08 sta per “Stout” e 01 sta per la ricetta, ovvero “Export”. Abbastanza minimalista ma molto pulita ed ordinata la grafica delle etichette, sebbene ancora piuttosto amatoriale per quel che riguarda sia la carta utilizzata che la qualità della stampa.
Di colore marrone scurissimo, impenetrabile, con una testa di schiuma compatta e molto fine, cremosissima, color beige, molto persistente. Aroma ancora molto forte di caffè macinato, orzo tostato e qualche nota di brownie; semplice, pochi elementi, grande pulizia. Al palato risulta gradevole e morbida, oleosa, con carbonazione molto contenuta e corpo medio. C'è un netto dominio di caffè nel gusto, con un contorno di tostature ed un percepibile calore etilico caratteristico di una "export" stout; lievi le note di quelli che gli inglesi chiamano "dark fruits" (frutti "scuri", penso a mirtilli, more, prugne) e gradevole l'acidità finale che aiuta un po' a stemperare l'intensità di questa stout. E' una birra dal torrefatto molto marcato, a tratti un po' sgraziato e lievemente bruciato che pecca un po' di eleganza, rallentando un po' la bevuta. Chiude amara, quasi sfacciata nel suo carico di caffè e con un morbido warming etilico; molto solida, da bere in tutta calma, è una birra già di buon livello alla quale manca secondo me ancora un po' di eleganza e di equilibrio. Considerata l'età anagrafica del birrificio, che ha inaugurato il suo primo impianto professionale solamente a Giugno 2013 (proprio quando è stata imbottigliata questa stout), ci sono tutte le premesse per un futuro molto interessante; teniamoli d'occhio.
Formato: 33 cl., alc. 6.6%, lotto 13/06/2013, scad. 13/06/2014.

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