mercoledì 20 novembre 2013

St. Bernardus Abt 12 (2009)

Iniziamo oggi un trittico di bevute (o una “orizzontale” in differita, se volete) di Quadrupel belghe con qualche anno di cantina alle spalle; vediamo come sono invecchiate e quale delle tre ha meglio sopportato lo scorrere del tempo. Westvleteren 12, Rochefort 10 e  St. Bernardus Abt 12, rigorosamente in ordine di classifica secondo quanto dichiarano i siti di beer rating; descriveremo inizialmente le singole birre, per poi dedicare un post riassuntivo dedicato al confronto.
Iniziamo il percorso con la St. Bernardus Abt 12,  una birra che ha uno stretto legame con la Westvleteren 12.  E’ una storia che vi abbiamo già raccontato almeno un paio di volte, ma per riassumere: nel 1946 l’abbazia trappista di St. Sixtus/Westvleteren decise di contrattare all’esterno la produzione di birra, affinchè i monaci si potessero meglio dedicare alla preghiera. Vince “l’appalto” Evarist Deconinck, che possedeva un caseificio ad una decina di chilometri dall’abbazia.  Il monaco-birraio di quel tempo, Mathieu Szafranski, aiutò Deconinck a mettere in piedi il birrificio, ed a fare la birra con ovviamente il ceppo di lievito di St. Sixtus. La produzione nell’abbazia continuò, in tono minore, solo per soddisfare il consumo interno e per rifornire tre “pub” nei dintorni, uno dei quali, In De Vrede, è tutt’oggi l’unico locale pubblico in cui potreste “ufficialmente” bere le Westvleteren, anche se la realtà è ben diversa. Il contratto viene rinnovato una volta ma nel 1992, dopo 46 anni, la produzione di birra torna all’interno dell’abbazia. Deconinck continua comunque a produrre birra, cambiando nome (St. Bernardus) ma, secondo quanto viene riportato sul sito del birrificio, la birra che viene prodotta oggi sarebbe esattamente la stessa (= stessa ricetta) che veniva prodotta un tempo per St. Sixtus.  Sarebbe invece stata St. Sixtus/Westvleteren a cambiare, iniziando ad utilizzare negli anni 90 un nuovo ceppo di lievito proveniente dai fratelli trappisti di Westmalle. Le etichette delle St. Bernardus sono un chiaro esempio di questa continuità:  il sorridente frate che un tempo veniva raffigurato sulle etichette delle St. Sixtus/Westvleteren  è oggi ugualmente rappresentato – sebbene in abiti civili/medievali – sulle etichette delle St. Bernardus. 
Passiamo alla sostanza: bottiglia del 2009, che si presenta con un color marrone/ambrato (o tonaca di frate, se preferite) torbido. Piccole particelle di lievito in sospensione, schiuma ocra, di scarse dimensioni e di scarsa persistenza.  L’aroma è ancora forte, davvero molto interessante e complesso:  uvetta, prugna, amaretto, frutta secca, sentori di banana matura, zucchero a velo, tortino di frutta (fruit cake) e qualche accenno di cioccolato. Ottime premesse, che vengono però un po’ deluse in bocca dove la birra sembra avvertire un po’ i segni del tempo e risulta un po’ slegata. Corpo pieno (o forse “medio-pieno”) carbonazione ancora media ed una bella consistenza, quasi “masticabile”. Morbido e caldo, il gusto è molto gradevole ma meno variegato/interessante ed intenso dell’aroma, con una predominanza quasi assoluta di frutta dolce (uvetta, prugna, datteri) e qualche leggera nota di ossidazione che alla lontana può ricordare qualche vino liquoroso. E’ una bottiglia spiccatamente dolce che avvolge completamente il palato concedendo tregua solo a fine corsa, con una relativa secchezza (che non riesce comunque a ripulire il palato completamente) ed una lievissima nota amaricante di liquirizia. Incredibilmente nascosto l’alcool (10% !), la cui presenza, calda e morbida, è discreta e presente durante tutta la bevuta accentuandosi solamente nel sontuoso retrogusto etilico di frutta sotto spirito. Facile da bere, la St. Bernardus Abt 12 è comunque una birra obbligatoriamente da sorseggiare lentamente per la sua viscosità e per goderne dell’intensità; ancora ottima al naso, un pochino spenta e stanca in bocca dove sembra aver già intrapreso la sua parabola discendente. Siamo comunque sempre a livelli molto, molto alti. Appuntamento a domani per la sua "mamma", ovvero la Westvleteren 12.
Formato: 33 cl., alc. 10%, imbott. 2009, scad. 08/10/2014, pagata 2.00 Euro (negozio, Francia).

Nessun commento:

Posta un commento