lunedì 18 novembre 2013

Geco Rosco

Sono passati un po’ di anni dall’ultima “Geco” stappata; era gennaio 2010  ed il birrificio di Cornaredo (Mi) era (quasi) fresco di apertura (2009).  In questi anni sono cambiate le etichette, si sono affinate le ricette, aggiunte nuove birre e, soprattutto per il birrificio, sono anche arrivate le prime medaglie all’ultima edizione di Birra dell’Anno per le due “scure”: bronzo per la Pecora Nera (categoria 11 - Scure, alta e bassa fermentazione, basso grado alcolico di ispirazione angloamericana) ed oro per la Barabba (categoria 12  - Scure, alta e bassa fermentazione, alto grado alcolico di ispirazione angloamericana). Oggi abbiamo invece tra le mani una delle ultime (se non l’ultima) produzioni; si tratta della Rosco, presentata se non erriamo per la prima volta in versione ancora “sperimentale” al Birrart di Casteggio  nell’ottobre 2012.  Il birrificio la descriveva come una Cream Ale (molto luppolata, aggiungiamo noi); attualmente Ratebeer la classifica come American Pale Ale. Viene prodotta utilizzando luppoli di tre continenti: Europa, America ed Oceania. Leggero gushing all'apertura, con la schiuma che esce copiosa e va a ricolmare il bicchiere; occorre una discreta attesa per vederla parzialmente dissipare e poter così rabboccare la pinta. 
E' di colore oro pallido, opaco, mentre la protagonista assoluta rimane la schiuma, bianchissima ma un po' grossolana, pannosa. Aroma agre di mapo, lime, scorza di mandarino e soprattutto limone, con qualche nota di uva (verde) che è forse portata in dote dai luppoli Oceanici; sparita la schiuma, emergono le note maltate di crosta di pane e cereali. Aroma pulito e di buona intensità. Come l'apertura lasciava presagire, la birra ha una carbonazione molto intensa che disturba un po' la percezione dei sapori; il corpo leggero e la consistenza watery le permettono una grande facilità di bevuta, che è un po' rallentata solamente dalle bollicine in eccesso. Pochissimo corpo, come detto, ed un gusto da subito carico di agrumi; leggera polpa d'arancio (dolce) ma soprattutto scorza in un mix che include pompelmo, lime e limone. C'è ovviamente grande secchezza ed il palato risulta ben pulito e dissetato ad ogni sorso, con un finale che non riserva grosse sorprese, ovvero "zesty" a più non posso. Altra birra dal DNA estivo che svolge perfettamente il suo compito, ovvero quello di dissetare e rinfrescare. Molto godibile, toglietele un po' di bollicine e può giocare anche lei la sua partita nel campionato italiano delle birre "da sole" molto agrumate, profumate ed un po' ruffiane.
Formato: 33 cl., alc. 5.3%, lotto 1213, scad. 04/2014, pagata 3.40 Euro (enoteca, Italia).

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