venerdì 8 novembre 2013

Bon Secours Brune

Storia complessa (e tormentata) da riassumere quella della Brasserie Caulier, ne girano diverse versioni. Secondo alcuni (inclusa la Good Beer Guide Belgium) l’anno zero sarebbe il 1933, quando l’ex minatore Charles Caulier fonda una società che si occupa della distribuzione di birra; nel 1980 la terza generazione di eredi si sposta a Péruwelz, iniziando anche a commercializzare una birra a proprio nome (La vieille Bon-Secours) che viene in un primo periodo prodotta presso altri birrifici. E’ solo nel 1994 che la Brasserie Caulier mette in funzione il proprio impianto, inaugurato con la prima cotta del 04 Maggio 1995. Diverso è invece quello che viene riportato sul sito “ufficiale”  (spiegherò poi il perché delle virgolette), secondo il quale le radici affondano invece nel lontano 1842. Nel 2007 il birrificio guidato da Roger Caulier si trova a fronteggiare un’insormontabile crisi economica che ne provoca la chiusura nel 2008;  il nome/marchio, da quanto se ne sa,  viene invece rilevato da una banca/finanziaria che lo mantiene in vita spostando però la produzione altrove. Il condizionale è d’obbligo, visto che non ho trovato fonti certe e visto che le etichette continuano a riportare che la birra è prodotta da “Brasserie Caulier, Péruwelz". Dicevo, “virgolette” necessarie perché al momento abbiamo due siti internet: www.brasseriecaulier.com, ancora in costruzione, che mostra il marchio della gamma “Bon Secours”; www.caulier.be  (Caulier Development) è invece operativo ma nelle sue pagine si parla chiaramente di  un “brand“, di un “marchio”, piuttosto che di un birrificio, e la linea Bon Secours, della quale parliamo oggi, non è minimamente contemplata. Non sono riuscito ancora a scoprire che cosa differenzi i due siti, ed anche gli autori della già citata Good Beer Guide Belgium, aggiornata al 2009 (quindi a chiusura birrificio già avvenuta), ammettono di non avere le idee molto chiare a proposito, gettando molti dubbi sul futuro delle Bon Secours. 
Oltre le parole c'è invece la sostanza, ovvero Bon Secours Brune, una Abbey Dubbel (secondo Ratebeer) o una Belgian Strong Dark Ale secondo altri. Una birra che oggi esiste ancora e viene prodotta, ma che non è più quella di una volta. Ne trovate un simpatico epitaffio sul blog di BereBirra.  Le birre degli Struise, prima di essere prodotte alla Deca, erano realizzate alla Brasserie Caulier;  leggo che la (famosa ed ottima) Pannepot utilizzava infatti lo stesso ceppo di lievito della Bon Secours Brune, un lievito molto caratterizzante, fruttato e speziato. Purtroppo non ho avuto occasione di provare la Bon Secours Brune di un tempo, e non è molto di conforto la consolazione che proviene da quella che viene prodotta attualmente. L’aspetto è ottimo ed invitante, marrone scurissimo con splendidi riflessi rubino; schiuma beige chiaro, generosa e compatta, molto persistente.  L'aroma è forte, con un bel mix di frutti e spezie gradevole ma abbastanza difficile da sezionare: avverto sentori aspri di frutta rossa, prugna acerba, uva e più dolci che a tratti ricordano quasi la fragola. In sottofondo, liquirizia.  In bocca è vivacemente carbonata (forse un po' troppo), corpo medio, con una buona scorrevolezza: troviamo toffee, frutta (questa volta dolce, come prugna ed uvetta) per un percorso che vira delicatamente verso l'amaro in una leggera tostatura ed in una nota di liquirizia. Chiude leggermente astringente, lasciando tuttavia il palato un po' appiccicoso; retrogusto coerente, con note di tostatura e liquirizia. L'alcool è molto ben nascosto, gli elementi in gioco sono diversi ma la loro somma porta ad un risultato solamente discreto, un po' spigoloso e non esattamente memorabile. Chi avesse ricordi migliori della Bon Secours Brune che fu, li condivida.
Formato: 33 cl., alc. 8%, lotto B, scad. 10/2015, pagata 1.39 Euro (supermercato, Belgio).

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