venerdì 27 settembre 2013

Røros Hovistuten

Presentiamo oggi un altro risultato del beer hunting norvegese; si tratta della Røros Bryggeri, situata nella omonima cittadina situata non lontano dal confine con la Svezia, nella Norvegia centrale. L'attività viene fondata da Oliver Langen nel 1900 con il nome di Røros Mineralvannfabrikk, ovvero un produttore di soda, bevande analcoliche ed acqua minerale. Nel 1937 la distribuzione si allarga anche alle birre "leggere"; nel 1963 cessa la produzione di bevande la Røros opera unicamente come distributore sino alla chiusura avvenuta nel 1981. La società viene rilevata prima dalla E.C. Dahls Bryggeri che a sua volta venne acquistata, sempre negli anni '80, dalla Ringnes (il maggior produttore industriale di birra norvegese) che dal 1990 è controllato dalla Carlsberg. Come spesso accade, le strategie commerciali delle grandi multinazionali prevedono il mantenimento dei marchi acquisiti ma non degli impianti produttivi. Ecco quindi che la Røros viene dismessa ed acquistata da Jørn Ketil e dal fratello Dag Aadne, entrambi azionisti della vecchia Røros. Oggi Røros è finalmente anche un produttore di birra, con gli impianti che sono stati installati nel seminterrato dell'hotel, ristorante e brewpub Vertshuset. Gli impianti riforniscono di birra solamente il locale sovrastante; le bottiglie distribuite nei supermercati vengono invece prodotte dal birrificio Atna Øl, 130 chilometri più a sud. Solamente tre le tipologie in bottiglia, secondo Ratebeer: una lager, una koelsch e questa Hovistuten che Ratebeer classifica come Amber Ale. Facciamo un tentativo di decifrare l'etichetta, tutta in norvegese, che recita "ispirata alle India Pale Ale ed alle Münchener"; tra gli ingredienti elencati, 2/3 di malto Pale, 1/3 di Münchener, Caramünich, frumento,  luppoli Northern Brewer, Magnum ed Amarillo. Si presenta di colore ramato, opaco; la schiuma è invece biancastra, molto compatta e persistente. Poco pulito il naso: si scorgono sentori di miele, biscotto e cereali, qualche nota terrosa, ma c'è soprattutto un lievito invadente a sporcare la percezione dei profumi. Non è che le cose migliorino al palato: il corpo è leggero, la carbonazione media. Quello che manca è intensità e pulizia, con una presenza di nuovo invadente di lievito. C'è qualche nota di biscotto, una leggera astringenza ed un finale amaro erbaceo con qualche nota di mandorla amara. La scarsa intensità del gusto viaggia a braccetto con una marcata acquosità disegnando uno scenario abbastanza debole e scarso. Non sapevamo cosa aspettarci da un incrocio tra una IPA ed una sorta di Dunkel, ed in effetti questa birra rispecchia perfettamente la nostra assenza di aspettative: non si capisce cosa sia, ed anche quel "non essere" è comunque alquanto mediocre. Formato: 33 cl., alc. 4,7%, lotto R3-04-01, scad. 17/06/2014, pagata 3,70 Euro (supermercato, Norvegia).

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